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I TESTIMONI DI GEOVA E LA TRADUZIONE DELLA BIBBIA - Una risposta alla critica di Valerio Polidori

Ultimo Aggiornamento: 24/02/2023 20:55
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INDICE

Prefazione 11

Introduzione 19

Ringraziamenti - Precisazione 21

Critica alla presentazione di Tarcisio Stramare 23

Presbiteri e vescovi o anziani e sorveglianti? 29

Matteo 26:26 31

Atti 2:42 37

La "Traduzione Del Nuovo Mondo" (TNM) 39

Numeri 2:2 53

Giovanni 1:1 55

Giovanni 10:33 61

Giovanni 1:14 65

Giovanni 5:19 67

Giovanni 14:9 69

Colossesi 1:15 85

Colossesi 2:9 87

2 Corinti 4:6 95

Romani 9:5 99

Tito 2:13 101

Atti 20:28 107

Atti 10:36 111

Giovanni 16:27 115

Atti 3:15 119

Giovanni 20:26-28 123

Apocalisse 1:8 127

Gesù Cristo o Michele arcistratega? 129

1 Tessalonicesi 4:16 143

1 Timoteo 2:5, 6 145

Giovanni 10:17, 18 149

Matteo 2:11 151

Giovanni 14:14 155

Atti 7:59 159

Filippesi 2:9-11 169

Uso e abuso di Kyrios tra la LXX e il NT 175

Croce o palo? La questione dello stauròs 181

1) Letterari.
2) Storici.
3) Iconografici.
4) Medico-legali.
5) Interni ai Vangeli.

La polemica anti-trinitaria e la teologia dello Spirito 215

"Il Padre è in me" nel contesto Giovanneo 219

Giovanni 10:30 231

L'inno cristologico di Fil 2,5-11 237

1 Giovanni 5:20 243

Volontà e scienza in Cristo: brani difficili 247

Lo Spirito Santo: persona o energia? 255

Genesi 1:2 257

Giovanni 14:26 259

1 Timoteo 4:1 263

2 Corinti 13:13 267

1 Corinti 2:10, 11 271

1 Pietro 1:11 273

Escatologia geovista 277

Immortalità dell'anima 281

Matteo 10:28 293

Luca 23:43 305

2 Timoteo 4:22 311

Gli inferi nell'immaginario geovista 315

Romani 8:23 339

Matteo 5:19 341

Parousìa: presenza o venuta? 343

Apocalisse 20:10 347

Conclusione 355

Commenti di chi ha letto il libro di Polidori 359

Commento 1 359

Commento 2 367

Commento 3 369

Traduzioni bibliche citate 373

Dizionari, vocabolari, lessici 391

Bibliografia 395
21/10/2010 12:45
 
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PREFAZIONE

Max Wörnhard, Berna (Svizzera)1

Non nascondo di aver provato sentimenti misti mentre dovevo decidere se accettare l'invito rivoltomi di scrivere alcune parole destinate ad accompagnare questo nuovo volume, ulteriore frutto dell'assiduità e dello zelo dell'autore che ho incontrato anni fa a Milano in occasione di un convegno più storico che linguistico.

Questi sentimenti erano dovuti a varie cause. Primo, non ho il minimo merito di fronte al gran lavoro che l'autore ha coraggiosamente intrapreso. Per di più, non credo di essere in una posizione tale che una mia prefazione possa servire come "raccomandazione" dell'opera, né ritengo che una prefazione possa sostituire le recensioni che dovranno avvenire in seguito da lettori più competenti. E infine non amo quei dibattiti pubblici che rischiano di violare valori a me cari, tra cui il rispetto per la dignità di ogni persona e di ogni causa giusta nonché l'onestà nella (permanente) ricerca della verità. Preferisco la serena e modesta esposizione dei fatti che da sola farà appello al cuore e alla ragione di chi vorrà discernere tra giudizio e pregiudizio.

Allora, perché si è resa necessaria questa prefazione? Mi limito a tre riflessioni che illustrano perché l'autore gode della mia stima.

Primo, Felice Buon Spirito è un autodidatta: lui stesso si è fatto la maggior parte della sua cultura personale. Ogni tanto rivela qualche piccola lacuna che potrebbe infastidire il professionista. Non sempre lavora sine ira et studio, ma la sua pazienza investigativa e il suo continuo desiderio di andare a fondo degli argomenti trattati lo elevano spesso al di sopra del livello di certi professionisti.

Secondo, Felice Buon Spirito vivendo in Italia, proviene da un ambiente religioso tuttora caratterizzato dalla mentalità ancora protocristiana, quindi soprattutto missionaria, piena dell'entusiasmo (nel vero senso della parola) di testimoniare il primo amore per le gemme spirituali trovate o riscoperte2. In un tale contesto non è assolutamente facile trovare e prendersi il tempo per dedicarsi al ritmo pacato di una ricerca che altre persone potrebbero considerare superflua. Ma l'autore ha accettato la sfida senza però rassegnarsi.

Terzo, si è notato, però, un fenomeno degno di una considerazione speciale. Felice Buon Spirito, pur essendo autodidatta, si è deciso a rispondere ad una pubblicazione scritta da un professionista, il dott. Valerio Polidori, che – senza essere l'unico, purtroppo – ha preferito ignorare certi risultati delle ricerche degli ultimi anni o anche decenni, risultati che dovrebbero, come minimo, portare ad una maggiore prudenza e cautela nel formulare o riesumare critiche ormai da tempo smascherate come pura e infondata polemica.

Durante i sessant'anni di diffusione della Traduzione del Nuovo Mondo, il rimprovero che si tratti di una "manipolazione" del testo sacro è stato ed è ancora essenzialmente dovuto a diversi punti. In pratica, si critica questa traduzione della Bibbia perchè alcuni (ma in verità sono veramente pochi!) versetti biblici che sono considerati loci classici per una lettura trinitaria sono stati – senza però violare assolutamente la grammatica3 – resi in modo che non si prestano alla solita interpretazione e traduzione tradizionale. Questa critica, in ogni caso, non prende in considerazione il fatto da tempo ammesso da diversi teologi (sia cattolici che protestanti) che il Cristo del Nuovo Testamento, nonché degli scrittori patristici preniceni, è sempre stato confessato in una posizione subordinata a quella del Pa-dre suo e che il dogma trinitario è frutto di un'epoca posteriore4. È quindi obsoleta l'interpretazione trinitaria dei passi biblici che sono stati tradizionalmente usati (o dovrei dire: abusati?) per cercare di sostenere in maniera alquanto anacronistica la definizione filosofica della trinità5. Buon Spirito ha raccolto molte informazioni su versetti biblici come Giovanni 1:1; Romani 9:5; Colossesi 1:15; Tito 2:13 e tanti altri.

Il secondo bersaglio della critica, non indipendente però dal discorso cristologico-trinitario, riguarda l'uso del Nome Divino, nella forma italianizzata Geova, uso che è diventato un "marchio" tipico per il credo dei Testimoni di Geova. Anche questa critica ignora però i risultati delle ricerche degli studiosi. Non è senza buone ragioni che gli studiosi – cattolici e protestanti – usano traslitterazioni come JHWH, Yahvéh o simili. Comunque, proprio la recente lettera del Vaticano (Congregazione per il culto divino) alle conferenze episcopali di tutto il mondo cattolico6 sembra voler far "marcia indietro". Insiste – contro i risultati delle ricerche – di rispettare la tradizione del tardo giudaismo e di molte chiese di non pronunciare il Nome Divino, ma di sostituirlo con i titoli "Signore" o "Dio". Ma i nomi cosiddetti "teoforici" così frequenti nelle Sacre Scritture nonché tra gli ebrei di ogni epoca dimostrano che c'è sempre stata una forte consapevolezza dell'importanza d'invocare il Nome Sacro del loro "unico Dio"7.
Lo stesso nome di Gesù (in ebraico Yeho-shúa‛ "Yeho[vah è] salvezza") lo illustra benissimo. È interessante notare una riflessione espressa dal professore bernese Hans Bietenhard, co-autore del Dizionario dei concetti biblici del Nuovo Testamento, sotto la voce "Signore"8.
Parlando del fatto che la parola "Signore" ha oggigiorno perso il pieno vigore del Kyrios greco, diventando l'appellativo assai banale e corrente di ogni uomo, Bietenhard si chiede se con tale uso dell'odierna parola "Signore" in sostituzione del Nome Sacro non si corre il rischio di denominare "una deità neopagana per la quale ognuno s'immagina un'altra cosa e la maggioranza non capisce niente". Poi rammenta che tale sostituzione potrebbe avvicinare l'appellativo divino al culto di Baal dell'epoca dell'Antico Testamento, giacché anche la voce ebraica ba‛al significa "signore". Purtroppo questa riflessione è stata soppressa nell'edizione italiana9.
Rimane, comunque, il fatto che Gesù insegnò ai suoi discepoli a pregare: Sia santificato il tuo nome. Tutte le interpretazioni di questa preghiera che intendono relativizzare l'importanza del Nome Sacro finiscono in qualche modo nel vuoto.

C'è dell'altro: A ragione i critici della Traduzione del Nuovo Mondo possono citare il fatto che fino a questo momento non esiste traccia di un manoscritto greco cristiano del Nuovo Testamento con il Nome Sacro al posto di Kyrios10.
Tuttavia, è degno di nota il fatto che proprio coloro che in maniera più aspra criticano la scelta dei traduttori della Traduzione del Nuovo Mondo di introdurre, in un numero di occorrenze limitato e ben meditato, il Nome Sacro per il greco Kyrios, sembrano non rendersi conto che alla base di questa posizione dei Testimoni ci sono soprattutto scritti ecclesiastici, cioè versioni ebraiche del Nuovo Testamento destinate alla missione tra gli ebrei. Così, secoli prima che la Traduzione del Nuovo Mondo fosse preparata, queste versioni avevano usato in numerosi versetti il tetragrammaton per Kyrios, volendo così aiutare gli ebrei a saper distinguere tra JHVH e il Signore Gesù. I Testimoni di Geova non hanno fatto altro che valutare questo impegno di precedenti generazioni di studiosi. Come si afferma nella Traduzione del Nuovo Mondo, edizione con riferimenti11, pp. 8-11, e nell'appendice 1D, pp. 1566-1568, il Nome Sacro si è usato o ripristinato con molta cautela e mai senza precedenti in altre fonti. Alla base della posizione della Traduzione del Nuovo Mondo sta dunque un profondo senso di responsabilità, oltre al sentito amore e rispetto per il Nome Sacro, quindi un atteggiamento non privo di nobiltà.

Ecco in breve perché infine in me è prevalso il piacere di offrire questa prefazione, augurandomi che questo volume sia accolto come contributo per chiarire malintesi, per superare pregiudizi usando il buon giudizio sostenuto da fatti comprovati e per promuovere un atteggiamento davvero rispettoso che corrisponda allo spirito dei traduttori biblici timorati di Dio.

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1 Max Wörnhard si è laureato, dopo studi in Svizzera e Italia, all'Università di Berna in filologia classica e in filologia romanza con specializzazione italianistica. Dal 1980 al 2006 ha insegnato come professore di latino, greco e italiano al liceo classico Bern-Kirchenfeld, dal 1994 al 2006 come docente di latino, greco e cultura antica all'Università di Berna. Dopo la tesi su "Il significato di 'sanctus' nel latino antico" ha continuato le ricerche nel campo della storia del cristianesimo primitivo di fronte al paganesimo. I suoi legami con numerosi amici, come si capisce per un italianista, in Italia e nelle varie comunità italofone in Svizzera e altrove, hanno reciprocamente stimolato, favorito e arricchito le ricerche e pubblicazioni sue e degli amici nel campo linguistico nonché storico.

2 Confronta le parabole di Gesù in Matteo 13:44-46.

3 È preziosa la raccolta di saggi edita da Anthony Byatt e Hal Flemings, "La tua Parola è Verità". 50° anniversario della Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, Vegagraph, Bergamo, 2007.

4 Cf. Il Cristo, opera in tre volumi, Fondazione Lorenzo Valla, Arnaldo Mondadori Editore, 1985 ssg., con l'introduzione al volume I di Antonio Orbe (della Compagnia di Gesù, per lunghi anni professore alla Pontificia Università Gregoriana) che delinea lo sviluppo della cristologia e mette in risalto (p. IX): "Attualmente la filologia guida le nostre ricerche, dentro e fuori le Scritture". Si veda anche Hans Küng, Essere cristiani, traduzione di Germano Re e Marco Beck, 1ª edizione Oscar Mondadori, Arnaldo Mondadori Editore, 1979, che di fronte al dogma trinitario esprime con queste parole l'imbarazzo causato dall'inerente speculazione filosofica greca (p. 536): "Si direbbe quasi che questa speculazione greca, allontanatasi dal suo terreno biblico e libratasi audacemente verso le vertiginose altezze del mistero di Dio, abbia rivissuto il dramma di Icaro, il figlio di Dedalo, le cui ali, fabbricate con penne e cera, non ressero il calore di un sole troppo vicino."

5 Per citare una recente voce, sia menzionato il professore Jason D. BeDuhn, Truth in Translation. Accuracy and Bias in English Translations of the New Testament, University Press of America, Inc., Lanham – New York – Oxford, 2003, ora disponibile in italiano: Verità nella Traduzione. Accuratezza e Pregiudizio nelle Traduzioni del Nuovo Testamento, Azzurra 7, Gardigiano di Scorzè, 2007, che è arrivato a questa conclusione (p. 327): "Mentre è difficile quantificare questa sorta di analisi, si può ben dire che la NW [sigla inglese per la Traduzione del Nuovo Mondo] emerge come la traduzione più accurata tra quelle comparate".

6 Santa Sede, Il Regno, Documenti, 2008, N. 17, pp. 532-533 (29 giugno 2008). Si puo' consultare anche il sito web www.sidic.org/it/docOnLineView.asp?class=Doc00634

7 Cf. Deuteronomio 6:4; Isaia 42:8; Proverbi 18:10.

8 Edizione originale in lingua tedesca: Theologisches Begriffslexikon zum Neuen Testament, R. Brockhaus Verlag, Wuppertal, 1971 sgg., vol. I, p. 666.

9 Dizionario dei concetti biblici del Nuovo Testamento, Edizioni Dehoniane Bologna, 1976, pp. 1764-1766.

10 BeDuhn, op. cit. (nota 4), edizione italiana, p. 337.

11 Pubblicata dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova, Roma, 1987.
21/10/2010 12:53
 
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INTRODUZIONE

Allorché ricevetti il libro di Valerio Polidori la prima impressione, dopo averlo sfogliato velocemente, fu quella di avere tra le mani un altro inutile libretto polemico. Paolo Sconocchini, Lorenzo Minuti, Nicola Tornese e molti altri avevano già prodotto opere assai simili. Certo, lo stile, l'impostazione e i discorsi sono in pratica i medesimi. Osservando più in dettaglio ho dovuto però ammettere che Polidori finalmente ha introdotto una novità. Mi spiego meglio. Solitamente gli altri autori hanno sempre presentato la Traduzione del Nuovo Mondo (TNM) come se fosse una Bibbia falsa o manipolata e l'unica a tradurre un passo in una determinata maniera. Polidori, invece, in diverse occasioni, asserisce che la versione della TNM "Dal punto di vista meramente grammaticale … è possibile" (pag. 61), che "Dal punto di vista meramente grammaticale, la traduzione geovista è possibile e accettabile, mentre può sembrare dolosa quella della CEI" (pag. 63), e che "la traduzione della WTS è tecnicamente possibile, anche se non è certo la più immediata" (pag. 104)*.

Questo modo di presentare i fatti mi ha felicemente sorpreso, in quanto va al di fuori di ciò che vuole dimostrare il titolo del libro: I Testimoni di Geova e la falsificazione della Bibbia. Al contrario, Polidori, con queste affermazioni lascia intendere che la versione proposta dalla TNM è legittima, possibile e accettabile, disorientando un po' il lettore. Ad ogni modo considero questo un pregio dello scritto di Polidori, il quale è da apprezzare per la sua correttezza.

Un secondo particolare che mi ha lasciato perplesso è la copertina del libro. Guardandola attentamente mi son chiesto che cosa c'entri un rotolo delle Scritture ebraiche visto che l'autore analizza quasi unicamente versetti del cosiddetto "Nuovo Testamento". Personalmente troverei più consono metterci una Bibbia o meglio, la Bibbia dei Testimoni di Geova (da qui in avanti abbreviato TdG), opera che Polidori mette sott'accusa.

Altrettanto sorprendente è la trattazione di argomenti che non hanno assolutamente nulla a che vedere con il tema proposto. Si intende parlare di "falsificazione della Bibbia" e si finisce per menzionare la storia dei TdG, l'organizzazione, le riviste e le statistiche sul numero di appartenenti ai TdG. Si accenna inoltre agli aspetti sociali, inclusi la questione del sangue, il Natale, i compleanni, la politica, la leva, il voto, la bandiera e la disassociazione. Questo accatastamento di temi mi fa pensare che l'autore non abbia poi trovato così tante prove a sostegno dell'accusa di falsificazione rivolta alla TNM. Egli, è dovuto ricorrere ad aspetti secondari e non pertinenti, pur di riempire le pagine del libro e poter creare una visione comunque negativa dei TdG.

In questo libro esaminerò solamente gli aspetti tecnici del libro di Polidori, quelli che hanno maggiormente destato il mio interesse e che ritengo doveroso portare all'attenzione dei lettori, tralasciando quello che non riguarda la TNM.

Per ogni argomento o versetto biblico oltre al titolo del capitolo indicherò tra parentesi la pagina a cui mi riferisco nel libro di Polidori.

Per ragioni di spazio, non scenderò nel profondo degli argomenti trattati, ma mi limiterò al minimo indispensabile. Per questo, per qualsiasi approfondimento dei passi esaminati consiglio la lettura del libro "La Traduzione del Nuovo Mondo: Manipolata o Tradotta fedelmente? (2005) Azzurra 7 a cura di Felice Buon Spirito", dove vengono esaminati nei minimi dettagli tutti questi passi presi in esame in questo libro.

A conclusione di questa breve introduzione entro nel merito della discussione e auguro al lettore una buona lettura.


* (Il grassetto è mio. Per praticità del lettore, tutte le citazioni del libro di Polidori verranno indicate tra "virgolette" e in grassetto in modo che siano facilmente visibili per un confronto immediato.)


21/10/2010 12:54
 
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PRECISAZIONE

Un particolare da considerare è quello che riguarda l'inserimento di citazioni con relativi puntini di sospensione. Alcuni, come già è successo, criticheranno tale decisione. Ad ogni modo, la questione "amputazioni" di citazioni è un argomento alquanto delicato che è da vedere secondo un'ottica precisa. Ad esempio, pochissimi autori quando fanno una citazione riportano tutto. Allo stesso tempo, ho riscontrato che quando alcuni critici dei TdG citano qualche pubblicazione della WTS ne riportano solo ciò che interessa loro. Perché non citano tutto il paragrafo o l'intero articolo?

Spero che questo breve e semplice ragionamento che segue sia abbastanza sufficiente per chiarire questo delicato argomento. Sarebbe stato grave se io citando Abacuc 1:12 che dice "Non sei tu dal principio, o SIGNORE, il mio Dio, il mio Santo? Tu non morirai!" (NR), avessi invece scritto "Non sei tu dal principio, o SIGNORE, il mio Dio, il mio Santo? Tu…morirai!", per poter affermare che Dio muore. Questa si chiama AMPUTAZIONE e FALSIFICAZIONE, in quanto altera veramente il significato della frase. (Vedi come traduce la versione CEI)

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